Da non confondere con quelli sintetici, così chiamati perché derivati dalla coltivazione di cellule staminali, i prodotti alimentari plant based derivano da proteine vegetali e non animali. In Italia i consumi di questi prodotti sono in costante aumento.
Un nuovo modo di fare la spesa
Ormai, in qualsiasi tipo di supermercato si vada, è possibile trovarli: hamburger e ragù di seitan, cotolette di soia, crocchette ai legumi. Ma attenzione, c’è chi a sentir parlare di ‘hamburger di seitan’ potrebbe arrabbiarsi. I nomi si possono cambiare, la sostanza è la stessa. Meno prodotti di origine animale e più green, nel rispetto di un mondo che soffre per lo sfruttamento delle risorse e degli esseri viventi. Queste e altre sono le motivazioni che spingono sempre più consumatori a scegliere i prodotti plant based, che sia per una dieta esclusiva o per una dieta che li integri gradualmente. La domanda genera l’offerta, o una buona offerta può incentivare la domanda. Per questa nuova categoria di consumatori esiste anche un nome, sono i flexitariani. Non solo vegetariani o vegani, ma ‘onnivori del 2000’, potremmo dire, che mangiano anche questo genere di alimenti.
Fate largo!
Non solo si trovano nei supermercati, ma hanno spazi dedicati sempre più grandi, ricchi, ben segnalati. Nascono delle vere linee di prodotto, come Verso Natura di Conad o Equilibrio di Esselunga.
Più di una tendenza, è un nuovo modo di intendere l’alimentazione e la spesa che rappresenta una sfida per la GDO. E dato che l’alimentazione è cultura, e che è e sarà sempre più influenzata da fattori come la globalizzazione, la questione climatica e lo sfruttamento delle risorse, nuove coscienze e nuove tecnologie (vi ricordate le farine di insetti?), GDO e logistica alimentare dovranno essere sempre al passo con i tempi. E magari un passo avanti.